Con babbo che figata!

Ho 27 anni, un ragazzo semplice e alla mano. Fondamentalmente sono un insicuro e questo è un lato importante di me perché è alla base di tanti aspetti del mio carattere. Tendo a credere poco in me stesso e ad avere poca fiducia in me e questo mi porta a vedere gli altri sempre migliori di me, a sminuirmi e a volte a vergognarmi nel mostrare qualcosa di buono che ho fatto, considerandola sempre poca cosa rispetto a ciò che gli altri fanno.
In un circolo vizioso questo è causa e conseguenza del fatto che difficilmente mi espongo, dico la mia, faccio delle scelte individuali seguendo quello che io penso (ma io penso?).
In realtà l’unica scelta incosciente che faccio è di non scegliere e mi trovo che anziché vivere la mia vita vivo la vita che il caso mi offre, vivo la vita dei miei genitori, degli amici che frequento, della ragazza con cui esco.
Sono timido ma questo è dovuto più alla mia insicurezza e paura di affrontarmi che a una timidezza vera e propria. Non affrontandomi mai le poche volte che lo faccio mi scontro con mille paure. Paura di sbagliare, paura di non essere all’altezza, paura di essere giudicato e di non essere accettato.
In tutto questo sto male; anche se non mi ascolto, molte volte percepisco di dover fare delle scelte che poi non faccio e questo mi fa star male, facendomi sentire uno “sfigato” nei confronti degli altri e di me stesso; un eterno insoddisfatto, sempre alla ricerca di qualcosa per star bene, cosa che non trovo mai perché anziché cercarla dentro di me la cerco fuori, negli altri, nei miti che “inseguo”, nelle cose che ho e che faccio.
Sono uno senza una personalità o meglio non la conosco, ho paura di conoscerla, di scoprire chi sono e mostrarlo agli altri e così mi difendo continuamente assecondando tutti, giustificando tutto e tutti, facendo il menefreghista quando qualcosa mi fa male.
Conosco tante persone, ma poche veramente: ho paura di aprirmi, di farmi vedere debole, fragile, sensibile, insicuro; e così ho costruito attorno a me un muro di riservatezza che mi permette di dileguarmi nelle situazioni difficili.
Non permettendomi mai di aprirmi ho un bisogno d’affetto, di coccole, di protezione enorme (quello che io chiamo il mio buco nero).
Sono un ragazzo intelligente e questo mi ha spesso aiutato molto nella vita, sopperendo a volte alla mia magistrale pigrizia (incredibile la comunità è riuscita ad aiutarmi tanto anche qui!). Sono un gemelli e come tale curioso, avido di conoscere nuove cose e fare nuove esperienze. Nuoto, karate, pianoforte, tromba, astronomia, grafica, computer, chitarra, canto, le auto, il tuning, le ragazze, la montagna e i giochi di ruolo. Mi appassiono di un mucchio di cose e spesso mi ci butto anima e corpo, anche se poi sono molto incostante essendo sempre alla ricerca di nuovi stimoli, di novità. Amo il brivido, le sensazioni forti e l’adrenalina.
Mi piace molto fantasticare e penso molto, spesso troppo, arrivando a crearmi, a volte, situazioni e rapporti illusori.
Con le ragazze sono fedele e un po’ geloso.
Credo nell’amicizia e nell’onestà nei rapporti e cerco di comportarmi di conseguenza, soprattutto quando la mia natura mutevole e un po’ paracula mi spinge altrove.
Sono un ragazzo sensibile e dolce. Mi piace coccolare ed essere coccolato, mi piacciono le romanticherie e un po’ sono anche innamorato di questa parte di me.
Sono anche un gran testardo e orgoglioso, non chiedo mai aiuto anche se sono in difficoltà; faccio tutto da solo cercando di arrivare sempre dappertutto e se sbaglio cerco di nasconderlo.
Quando poi vengo smascherato, mi butto giù e mi ci crocefiggo.
Faccio molto la vittima e questo mi ha sempre aiutato molto a non scegliere.
Beh, più o meno questo avrei dovuto dire quando sono entrato in accoglienza per far conoscere almeno un po’ di me. Ma tante cose non le conoscevo e le altre facevo finta di non conoscerle.
L’ OIKOS, il programma, la comunità, gli operatori e i ragazzi che hanno camminato con me mi hanno fatto scoprire che, tolto tutto ciò che avevo attorno, non c’è il nulla ma tutto quello che ho dentro, un Io, dei sentimenti, dei bisogni e una personalità molto più forti e importanti di tutto il resto. Mi hanno spronato e aiutato a conoscermi e a migliorarmi (con un amore, una voglia e una pazienza da vendere!).
In accoglienza, oltre a riacquistare la lucidità, per me è stato importante cominciare a parlare con qualcuno, provare a parlare di me, del mio passato, sentire qualcuno interessato a quella che per me era una storia più che banale.
Ho fatto i miei primi sfoghi e ho cominciato a confidare cose di me che non avevo mai detto a nessuno (e credo che mi piacesse vista la lunghezza delle relazioni!).
In comunità ho lavorato tanto per conoscermi e cercare di smussare gli atteggiamenti e i meccanismi più pericolosi per me.
In questo le esperienze sono state un passo importante per poi riuscire ad andare oltre, per superare il mio orgoglio, la mia testardaggine e la grandissima capacità che ho di raccontarmela.
Ero un “aficionados” degli ascolti e credo di averne preso quasi sempre uno quando andavo a lavorare su qualche mio nodo grosso.
Ho lavorato anche molto sul rapporto con la mia famiglia.
Mi ricordo come ora il disagio e una sorta di vergogna e soggezione che provavo nel parlare con i miei. Ho trovato piano piano il coraggio di andare a sentire ciò che provavo per loro, nel bene e nel male e di affrontare la paura che avevo di aprirmi con loro.
È stato un lavoro lungo in cui siamo tornati anche più volte al rientro. Ora però sento con mia madre un rapporto sereno, sento di volergli bene e mi sento voluto bene e cercato, sento che ho bisogno di lei, dei suoi abbracci e delle sue attenzioni.
Sento anche di riuscire ora a rispettarmi con lei e questo è stato per me un passo molto importante. Con babbo è una figata! Nei gruppi in comunità si è creata tra noi un’intimità che prima non esisteva ed è rimasta. Non voglio illudermi a dire che parliamo tutti i giorni come quando tornavo a casa in week-end perché non è così, ma io mi sento un sacco libero con lui.
Mi piace il modo in cui ci guardiamo, mi piace giocarci ed abbracciarlo.
In comunità ho sicuramente messo le basi, ma credo che il rapporto che ho ora con i miei sia frutto di quello che abbiamo continuato a coltivare al rientro. Vedo un cambiamento in me e lo vedo nei miei genitori e questo mi piace molto.
Al rientro ho lavorato su diverse cose che avevo già affrontato in comunità perché molti atteggiamenti sono tornati fuori. Mi sono scontrato nuovamente con la parte disonesta di me, con quella che fatica a prendere posizione con gli altri, ho lavorato sul rapporto con gli altri, i miei compagni di viaggio, gli amici fuori del programma, i rapporti sul lavoro e ogni volta per andare avanti sono partito da una base più solida, da un atteggiamento che già conoscevo, da un me non più imprevedibile. Mi sono scontrato con la realtà, non più rosa e fiori come in comunità, con la paura di ricadere, con il dolore nel vedere i miei amici ricaduti, con la difficoltà nel trovare qualcuno con cui parlare.
Ho lavorato sulla mia affettività, ho visto quanto è per me facile perdermi negli innamoramenti (e quanto mi piace farlo) e nelle delusioni d’amore, ma sono stato capace di prendere posizione e fare delle scelte per me, per il mio bene. Sento di essermi rafforzato in questo e nei rapporti con gli altri in generale.
Ora sono alla fine, contentissimo di esserci arrivato e come per l’accoglienza e la comunità credo che anche questo sarà in realtà un inizio, un inizio di una nuova esperienza.
Sono sereno nell’affrontarla, ma so che dovrò fare attenzione a diverse cose.
Voglio continuare a crescere e rafforzarmi nella capacità di scegliere, con me e con gli altri.
Voglio ascoltarmi e maturare nella mia affettività, nei miei rapporti con le ragazze, nei miei paradisi d’amore.
Ho paura e voglio stare molto attento nell’affrontarmi con l’alcool e soprattutto non farlo da solo. Voglio continuare ad ascoltarmi per non chiudermi e crescere.

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