Voglio vivere anche se ci sarà da soffrire

Ho iniziato questo programma grazie a mia madre, che mi ha spinto molto ad entrare; io fuori ero arrivato al limite, ma da solo ancora non sarei entrato, ma c’era comunque in me la voglia di cambiare.
Mi sono poi convinto quando vidi due persone che conoscevo cambiate completamente e mi sono detto che anche io potevo farcela, perché non era più una vita quella che facevo,che forse non lo è mai stata.
Sono entrato in accoglienza con il mio primo obiettivo, di starci il meno possibile perché ad allora non mi sentivo ancora un tossico, o non lo volevo vedere perché avevo su una bella immagine.
Rimasi solo per un mese, però già mi ero legato ad alcuni ragazzi e soprattutto ad Angela: ricordo ancora oggi quando piansi tra le sue braccia dopo aver sentito mio fratello per telefono.
Erano anni che non piangevo con qualcuno e sinceramente non ricordo di averlo mai fatto prima. Quando sono andato in c.t. non conoscevo nessuno, ma soprattutto non sapevo quello che sarei andato a fare, però mi fidavo.

Sono entrato con la mia immagine da bravo ragazzo, che pensava in fondo di avere pochi problemi, superiorità su tutto, non sapevo cosa fossero i sentimenti, non riuscivo ad ascoltarli né ad esternarli.
Dopo tre o quattro mesi presi l’esperienza verbale, “aiutatemi perché con la mia presunzione scappo da quello che sento”; non sapevo quello che volesse dire, non capivo, ma sapevo che sarebbe servito a qualcosa.
Una piccola svolta, perché iniziai a parlare un po’ di me, del mio passato e conoscere di più gli altri, ma non ero cambiato tanto, andavo avanti, e niente non era, facevo il bravo perché non volevo più di tante rotture, ma non capivo che il programma non lo stavo facendo, non andavo a fondo a sentire quello che mi vivevo, del presente e del passato.
Lorenzo un giorno mi ha aiutato a dare una svolta, mi ha provocato mettendomi davanti tutta la realtà su di me e la mia famiglia, mi ha fatto male e da lì qualcosa è cambiato.
Iniziai a tirar fuori quello che avevo dentro di me, a conoscermi, mi sono lasciato andare di più e ad affezionarmi agli operatori e a qualche ragazzo.
Il lavoro più grande è stato quello di ricreare una famiglia, i miei erano divorziati e non si parlavano quasi più per niente ed io li avevo messi da parte da molti anni.
Rivederli insieme ai gruppi e a soli non è stato facile,mi sembrava una finta da parte loro ed io non accettavo niente. Sono dovuto, con l’aiuto dei colloqui, degli statici e dei gruppi misti,andare indietro con gli anni, per risentire la rabbia e il dolore o addirittura l’odio, in questo modo però sono potuto ripartire e chiarire tante situazioni, per poter iniziare a dargli un po’ di fiducia e di sentire il bene che gli volevo.
Oggi la mia famiglia non è una delle migliori, ancora ci sono tante difficoltà e situazioni che non accetto, però ce l’ho e la sento.
Con mio padre è stata più dura, le aspettative e la pretesa verso di lui a volte ce l’ho troppo alta, si ricreano scene del passato che faccio fatica ad accettare, ma che però io non lascio passare o schiaccio come prima, soffro e cerco di risolvere, perché sento di avere un padre, con tutti i difetti e gli sbagli che fa.
Dedico a lui più righe perché fino a due anni fa non avrei mai creduto in un suo cambiamento, per lo sforzo che ha fatto a venire ai gruppi ed a piangere di fronte a me per gli errori del passato.
Vedere quella parte di lui mi ha dato la forza per dargli un’altra possibilità e anche se oggi non ha la mia massima fiducia posso solo che ringraziarlo.
Con mia madre ho scoperto che nei suoi confronti avevo un sacco di protezione e gelosia, mi faceva sentire più responsabilità di quella che avevo, che messa vicino a mio fratello mi portavo un peso sulle spalle enorme; lavorando su queste cose mi sono alleggerito molto ed ho potuto pensare più a me,anche se su mio fratello dovrò lavorarci ancora perché è un tasto troppo doloroso.

La c.t. per me credo che sia stata un mezzo per farmi crescere su tante cose, un inizio, anche se poi il lavoro più grosso è stato ed è al rientro. Ricordo bene tutti i colloqui che ho fatto, parlare e piangere senza problemi con delle persone speciali che ti ascoltano, ti sostengono e ti fanno sentire protetto ,ridere di cuore con amici, senza sostanze, nella semplicità e nella libertà; ero tornato un bambino che stava crescendo e la cosa mi faceva sentire vivo.
Quei momenti li porto dentro di me, ne faccio tesoro perché se li ascolti ti possono aiutare.
Nel primo periodo del rientro è stata dura, non mi sentivo a mio agio in nessun posto, non avevo più un posto che mi proteggesse e dei punti di riferimento. Fortunatamente quello che avevo creato in c.t. l’ho fatto al rientro, affidarmi di nuovo a qualcuno, che è stato più di tutti con Zelinda, quindi ho ritrovato una spalla su cui appoggiarmi e una guida di cui mi fidavo.
La vita fuori mi porta a perdermi di vista, la voglia di staccare in certi momenti è forte e se sono arrivato fino a qui, in fondo una scelta l’ho fatta.
Momenti difficili e dolorosi li ho avuti per l’affettività, è il mio punto critico, quando c’è di mezzo una ragazza che non corrisponde i miei sentimenti, mi butto giù molto, mi chiudo e smetto praticamente di vivere. Ho una grossa dipendenza affettiva, il mio problema è che mi faccio risucchiare, il rispetto e l’orgoglio personale vanno a quel paese.
Sono ricaduto in questo più volte,cerco di staccarmi, ma basta poco che mi ci rifiondo dentro.
Sono stato molto male, penso che sia stata la cosa che mi ha fatto più soffrire, però per superare quei momenti non ho usato sostanze, ma l’affetto delle persone; questo è cambiato in me più di tutto, il mio primo pensiero è stato di cercare protezione, un aiuto.
Ne avrò ancora bisogno sicuramente, devo crescere, capire e avere più rispetto per me.
Sono arrivato all’obbiettivo di prendere casa da solo, di avere il mio spazio, di crescere su questo lato, anche se ho l’aiuto e il sostegno di mia madre.
Non è stato facile perché mi ero accomodato a casa mia, mi ero lasciato andare, non ascoltavo più i consigli dati dagli operatori ,qui c’entra molto il discorso dell’affettività, ma poi grazie a Carmelo e Zelinda sono riuscito a fare questo passo; mi sono rimesso in discussione, era un brutto periodo, ero stanco di tutto, perché non facevo più molto per me e i valori li avevo persi per strada.
Il mio vecchio contorno di conoscenze mi stava portando via, in una vita superficiale fatta anche molto di negativo,che poi questa parte non è che da me sia sparita, ce l’ho, ma oggi in forma più leggera, che però non è mai da sottovalutare.
Oggi posso dire che sono arrivato alla valutazione e se penso indietro mi vengono in mente i miei amici, perché loro mi hanno aiutato molto, penso che con qualcuno l’amicizia durerà per sempre; ho capito cosa vuoi dire avere un amico, sentirsi meno soli.
Un mio punto di forza è stato ed è proprio questo, ho incontrato un’altra famiglia, che è l’OIKOS, a cui devo tanto e che voglio un mondo di bene; per questo sono andato avanti e che ancora ne avrò bisogno per continuarlo a fare.
Non avrò più il limite che non posso bere, che mi ha aiutato in tutto il periodo del rientro, sono libero di fare le mie scelte in ogni campo e la cosa mi preoccupa.
Con l’alcool devo stare attento, non lo dovrò usare x superare le difficoltà che ancora ho con le ragazze,x le paranoie di non piacere, per divertimento e per superare la quotidianità, infine per schiacciare come una volta.
Ho dei progetti x me, che è di fare una vita normale, senza essere dipendente da niente, di vivere anche se ci sarà da soffrire. Oggi mi voglio più bene sicuramente, poi ho riconquistato la fiducia dalla mia famiglia, al lavoro e dalle persone che conosco, ma per andare avanti dovrò rimanere me stesso.

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