Ho dato un senso alla mia vita

La mia motivazione d’ingresso sicuramente non è stata delle più chiare e profonde: la mia idea non era quella di risolvere il problema di fondo e cioè la mia tossicodipendenza, forse perché la reputavo come cosa alquanto improbabile ed irrealizzabile, ma di mettere delle pezze ai problemi ad essa correlati.
Il mio programma è stato un cammino molto lungo, fatto di un succedere di molti momenti significativi che mi hanno permesso di conoscermi, prendere consapevolezze, ritrovare me stesso e dare un senso più profondo alla mia vita.
Se guardo con gli occhi d’oggi il periodo trascorso in accoglienza, non lo vedo come periodo particolarmente significativo, anche se allora, il solo fatto di essermi disintossicato era stato qualcosa di grande, quasi interpretato come la risoluzione dei miei problemi.
I primi periodi in CT sono stati pesanti, non ritenevo importante rimanere e quindi il continuo combattere con la voglia di andare via di lì mi rendeva tutto più difficile di quello che già non era. Facevo fatica a fidarmi delle persone che avevo attorno, non riuscivo ad aprirmi e mi sentivo solo e lontano dai rapporti per me significativi e importanti.
Pian piano, però, ho cominciato a conoscere e a farmi conoscere dagli altri: una delle fatiche più grandi è stata quella di mostrare le mie debolezze, la fragilità, ammettere agli altri i miei bisogni ed accettare tutto questo in prima persona, questo è stato sicuramente un momento importante ed è una difficoltà ancora oggi molto attuale.
Per superare la difficoltà sono stati importanti i gruppi ma soprattutto le persone che mi sono state vicine che mi hanno fatto sentire compreso, aiutato e voluto bene, riuscendo così a non farmi sentire solo.
Tra gli operatori mi sono legato in particolar modo a due di loro e in molti momenti hanno rappresentato per me le mie figure genitoriali all’interno del programma: per loro sento di nutrire un gran affetto.
Mi ricordo i periodi passati in CT con piacere, in qualche momento ne sento la mancanza e la nostalgia anche se alcuni momenti sono stati di estrema sofferenza e fatica. Ho sentito la comunità come casa mia, lì mi sono permesso di mostrarmi come non mai, ho vissuto delle emozioni forti e profonde, ho pianto più di quanto non avevo mai fatto negli anni precedenti.
La fase del rientro per me forse è stata la più dura, nel senso che mi ha messo davanti tutte le mie difficoltà e debolezze in maniera molto brusca. Ho fatto molta fatica a portare fuori dalla CT quello che avevo imparato a fare con più o meno naturalezza e che mi faceva stare bene.
A dimostrare questa fatica sono la lunga serie d’inciampi e ricadute dalle quali però sono riuscito a focalizzare quelli che sono i miei sbagli ricorrenti. Mi sono trovato sbattuta davanti quella che è la mia più grande difficoltà: accettare quelle che sono le mie fragilità, riuscire quando serve a mettere da parte l’orgoglio, ad essere umile ed a farmi aiutare.
Le varie ricadute hanno evidenziato più o meno sempre lo stesso copione: in tutti i casi mi sono assorbito le frustrazioni, le difficoltà ed i malesseri, non condividendoli, sentendomi solo e perso sino al punto di cadere in disperazione e di essere attratto oltre modo, quasi in maniera compulsiva, da quella che è stata, per una lunga parte della mia vita, la medicina ed il rimedio universale, azzerando tutto quello che mi circondava.
Dopo queste ricadute sono stato bombardato da sensazioni di fallimento, vuoto e solitudine sentendo una estrema sfiducia in me stesso.
In questi momenti sono stati importantissimi gli affetti a me più cari, senza i quali non sarei riuscito ad affrontare tutto da solo.
Quest’ultimo periodo di rientro è stato molto importante per me, ho dovuto attingere a tutte le mie risorse di umiltà nell’ambito lavorativo ed ora che sto raccogliendo i frutti e che mi sono stati riconosciuti i meriti sono orgoglioso di quello che ho fatto; anche se in termini di energie e tempi mi assorbe tanto e se anche in qualche momento accuso la stanchezza e la pressione, riesco bene ad andare avanti e questo mi fa sentire utile, capace e mi riempie le giornate.
Sento di aver raggiunto e fatto miei obbiettivi e valori che prima non erano presenti nella mia vita, ora posso ritenermi autonomo e indipendente economicamente, mi manca il passo di andare a vivere da solo e questo è appunto il prossimo obbiettivo che mi sono posto.
In quanto alle amicizie ho costruito ancora ben poco, non so fondamentalmente per quale motivo: se per il valore grande che do a questa parola, se per le pretese alte, se per la mancanza di spazi o per mia difficoltà. Durante quest’ultimo periodo ho frequentato esclusivamente un mio compagno di comunità con il quale ho un bel rapporto e mi sono affezionato molto, anche se non è sempre facile vederci..
La mia compagna sicuramente rappresenta il legame più importante e significativo che ho. Mi riempie, mi ha dato e mi da tanto, è ed è sempre stata presente. Ha rappresentato, nei momenti più difficili, una gran spinta e una risorsa determinante.
Come dicevo prima, sento il bisogno di una casa solo mia, ma sicuramente anche il vivere con i miei ha dei lati positivi, a parte quelli di comodo, resta importante il fatto che ho rimesso in piedi un bel rapporto con loro, li sento molto vicini e presenti, e, cosa più importante, sento cresciuta la fiducia che hanno nei miei confronti.
Sicuramente in questo periodo sono stato molte volte a contatto con la voglia di bere alcoolici, il non poterlo fare in quei momenti mi ha messo a disagio e mi ha frenato nel creare e coltivare nuovi rapporti. Ora che si avvicina il momento in cui non avrò più questo limite come imposto dall’esterno, ma che dovrò essere io a darmelo, sento la paura di essere sviato da questa sostanza, di farla diventare routine e di usare l’alcool come prima usavo le sostanze.
Mi spaventa il fatto che ancora in certi momenti mi sento fragile e attratto da quello che è stato il mio vissuto negativo. Mi tornano su le voglie, ed è in questi momenti che focalizzo tutto quello che di buono ho fatto sino ad ora, quelle che sono le cose che contano più per me e per le quali metto coerenza in quello che faccio.
Sento di essermi responsabilizzato molto, in certi momenti mi costa fatica, ma ben venga se finalizzata al raggiungimento di obbiettivi importanti. Cerco sempre di essere coerente con quelli che sono i miei valori e questo mi ha fatto riscoprire risorse, capacità e fiducia in me stesso.
Mi sono ricostruito una vita dignitosa e sono orgoglioso di quello che ho fatto in questo periodo e non cambierei con niente questa sensazione.

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