Il viaggio alla riscoperta di me stesso

Ad essere onesti, le mie motivazioni iniziali di entrare in comunità non erano così forti, avevo perso tutto: fiducia, lavoro, dignità, affetti….ma la sostanza ed un certo tipo di filosofia di vita erano ancora molto forti in me, credevo di non avere bisogno di nessuno e di potercela fare da solo, perché nessuno avrebbe mai capito davvero chi ero.

Si, volevo cambiare, ma all’inizio credevo che dopo alcuni mesi in accoglienza a Chiaravalle sarei potuto tornare a fare un percorso ambulatoriale al Ser.t., per questo ho tergiversato parecchio prima di accettare la proposta che mi era stata fatta di entrare all’Oikos. Una volta entrato in comunità, in un percorso subito iniziato in salita, ho trovato le motivazioni cammin facendo, e più andavo avanti, più riuscivo a conoscere me stesso per poter arrivare all’obiettivo che intravedevo da lontano da molti anni…la consapevolezza di me stesso.


Ci sono state tante fasi di passaggio in questi due anni, i momenti più significativi sono stati vari…scontrarmi contro la mia realtà ed aprirmi non è stato facile. Una realtà fatta di manipolazione, menzogne, dove il fine giustificava sempre i mezzi, troppo preso dal dover avere il controllo di tutti quelli che mi circondavano, dove il sentirsi diverso era un modo per elevarmi ad una ricerca spirituale, attraverso un individualismo esasperato, distacco dalla realtà e rifiuto della mediocrità attraversato da un ironia tagliente.

Iniziare a fidarsi di qualcun altro innanzitutto, perché non mi fidavo neanche più di me stesso, avevo troppa paura di essere escluso o incompreso o di apparire come quello strano, quindi me ne stavo in disparte ad osservare, controllare ed analizzare gli altri. Non accettavo niente, soprattutto me stesso ed il fatto che ero un totale controsenso vivente.
Fondamentale secondo me, è stata la parte in cui ho capito che non potevo piacere a tutti, andavo sempre a sacrificarmi per gli altri incapace di sviluppare un sano egoismo, che vedevo come qualcosa di male e perché ci tenevo a mostrare solo la parte del bravo ragazzo a chi mi stava intorno.
Scoprire, riconoscere e accettare i miei limiti, in tutte le loro forme è stato qualcosa che non avevo mai sperimentato, sempre troppo preso dai sensi di colpa o dal dover prendermi dei carichi che non potevo sopportare e che mi hanno portato negli anni ad un lento ed inevitabile declino.
Aver compreso, dopo un lungo periodo che ero il primo a giudicare mentre pensavo che tutti gli altri giudicassero me a priori, l’eliminazione del giudizio e l’accettazione di me stesso e di tutti quelli che mi circondano per quello che sono è stato un passaggio liberatorio per vivere meglio in questo mondo.

Chiedere aiuto nei momenti di bisogno, credo che sia stato uno dei pilastri fondamentali che ancora oggi rivedo nel mio percorso, perché è un esercizio ancora nuovo per me, in quanto per anni non lo sono mai stato abituato a fare.
Le parti che tengo vive nella mia memoria sono i gruppi statici ed i gruppi B.P. durante i quali attraverso tanta fatica è davvero successo l’inimmaginabile: l’inizio del cambiamento. Rivedere in uno di questi gruppi il bambino che sono stato (nel secondo statico) ed avergli chiesto scusa per tutto quello che gli avevo fatto ed avere il coraggio di dire che non si meritava di subire quello che ha subito. Questo è stato il punto in cui ho iniziato a fare pace con me stesso. Queste, credo che ad oggi siano le mie colonne portanti, le mie basi per una vita dignitosa, senza mai dimenticarle o sottovalutarle, per ricordare sempre cosa ero e per sapere quello che voglio essere.
Ora ho ritrovato alcune amicizie sane del passato e ne ho fatte di nuove al lavoro, per quel che riguarda la parte affettiva ancora non ho trovato qualcuno con cui mi sono sentito di avere una storia seria, la mia parte affettiva, cerco di tenerla sempre ben presente in me, sapendo che può essere sia una gioia ma anche un punto di pericolo per quello che sarà il futuro.
La parte che coltivo di più al momento è quella spirituale: vivere secondo alcuni principi guida è indispensabile per me, il rispetto degli altri e per me stesso è fondamentale, sapere che quando le cose non girano prima o poi miglioreranno, sapere che se credo fortemente in qualcosa prima o poi arriverà e che ogni scelta porta con se delle conseguenze, ma che la presa di posizione, (cosa che in passato non facevo mai) è fondamentale per me.
Il rapporto con i miei genitori è migliorato parecchio in questo tempo, c’è il rispetto ma anche il giusto distacco che mi permette di andare per la mia strada. Non ho più tutto quell’odio e indifferenza che avevo per mio padre per il passato, mi piace passarci del tempo insieme e poter parlare con lui. Con mia madre, tutti i sensi di colpa che c’erano da entrambe le parti a causa del passato sono spariti, con lei cerco di parlare di come sto e di farle capire che, nonostante i dubbi che a volte ha, può fidarsi di me. Anche da parte mia a volte le dico come la vedo e cerco di esserle d’aiuto per quello che posso senza però perdermi di vista per lei come facevo in passato.

Come punto di forza principale vedo quello di piacermi per quello che sono. Credo in me stesso senza però sopravvalutarmi, mi accetto nel positivo ed anche nel negativo, sapendo che si può sempre migliorare e peggiorare. Come fragilità, a volte di sicuro la solitudine è un’arma a doppio taglio, a volte ci sto veramente bene, altre volte mi pesa, ma quello che ho imparato è che soli lo siamo tutti e che se ne ho bisogno c’è sempre qualcuno con cui posso stare e parlare e non sottovaluto le fragilità del passato che a volte tornano: vittimismo, presunzione, sarcasmo tagliente e il cercare considerazione mettendo da parte me stesso per qualcun altro. 

Ho condiviso il cammino con tante persone che mi hanno fatto da specchio: Gianmaria, Alessandro, Daniele, Francesco. Questi sono solo alcuni utenti e fratelli con cui ho condiviso il programma, ma forse i miei riferimenti fuori con cui non ho e non avrò mai niente da nascondere in futuro. Anche se siamo distanti e ognuno farà la sua vita, siamo stati in “guerra” insieme, ed abbiamo condiviso gioie e dolori.
In conclusione posso dire che mi provoca un grande dispiacere sapere che alcuni che erano in programma con me siano ritornati a fare quello che facevano prima, forse per tutto quello che si è condiviso qui dentro, e per le speranze e le belle parole che ho sentito, e che sono andate perse nel vento, ma una delle frasi che mi sono ripetuto in CT, e che non accettavo all’inizio, è che “non posso salvare nessuno”.

Grazie a tutti per questo viaggio alla riscoperta di me stesso, non vi dimenticherò mai.

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